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UNA STORIA DA RACCONTARE

La passione per il disegno e la pittura si manifestò fin da bambino. Lo dicono quasi tutti gli aspiranti artisti. Perciò lo dico anch'io. Visto che, un piccolo e unico riconoscimento, mi fu attribuito proprio all'età di nove anni. Infatti, fui protagonista, involontario, di una storia che non posso non raccontare.
Frequentavo le scuole elementari di Castiglione delle Stiviere, Mantova. Il mio paese nativo. Nel tempo libero, da impegni scolastici, e giochi di strada, armato di gomma e matite, marca “Giotto”, mi dilettavo a copiare a mano libera, figure dai fumetti (di cui ero un accanito lettore). La materia prima non mancava. Venivo, spesso, rifornito di giornaletti in quantità industriale, da un caro amico di famiglia, e mio padrino. Grande collezionista di fumetti. Soggetti prediletti: indiani, cowboy, pistoleri. A piedi e a cavallo. Insomma, i classici eroi, dell'West (Tex Willer, Tiger Jack, Kit Carson, Capitan Miki, Il Grande Blek, Pecos Bill, Buffalo Bill etc..). Eseguivo disegni per me, i miei amici e compagni di scuola. Gradualmente, il giro si allargò sempre più, a macchia d'olio. Finché, un bel giorno, mi trovai, mio malgrado, ad esibire le mie doti di disegnatore, davanti ad una enorme lavagna nera. Quella della mia classe. Successivamente, come in un crescendo Rossiniano, questi appuntamenti, con le lavagne si moltiplicarono, su richiesta di quasi tutti i maestri della scuola. Colpa del mio caro maestro, che a mia insaputa, esaltava, esageratamente, le mie doti grafiche, ai suoi colleghi. I quali, puntualmente, mi invitavano. A fare che? Semplice! Un bel disegno alla lavagna! col quale illustrare il senso della lezione prevista. Bella idea, noo! Di fatto, nolente o dolente, armato di cancellino e gessetti, dovetti riempire, a mio sentimento, quelle immense superfici nere di ardesia. Per me, enormi buchi neri. Un incubo, che mi perseguitò per tutta la durata, del ciclo scolastico. Negli anni cinquanta, di "buchi neri" non se ne parlava proprio! Nemmeno nei giornaletti di fantascienza. Tranne ahimè, nella scuola elementare, Cesare Battisti, di Castiglione delle Stiviere. Un'esperienza traumatica e indimenticabile. Ricordo, lo sgomento di quei momenti. I silenzi assordanti, di quelle classi. Stracolme di maschietti e femminucce, dagli sguardi beffardi, e cinici. Assolutamente, indifferenti, al mio martirio. Illustrare graficamente e coerentemente, il contenuto di una lezione, su un argomento o un avvenimento specifico, non era uno scherzo, per un ragazzino di nove anni. Dovetti fare i conti, con lezioni di: letteratura, poesia, storia, epica. Festività laiche e religiose. Anniversario della Repubblica, (festa della mamma e del papà, per fortuna, non le avevano ancora inventate), Carnevale, Natale, Pasqua, San Luigi, il patrono di Castiglione, la Primavera e le sue rondini, etc. Uno stress micidiale. Mi sentivo un cottimista del gessetto e del cancellino. L’apice di questa vicenda fa raggiunto, quando, il mio stravagante maestro, si sempre lui, mi commissionò un lavoro a dir poco "assurdo".
Fare un disegno a mano libera, diverso per ogni alunno della mia classe. Per un totale di 32 disegni, tutti gli alunni della quarta B.
Mi concessero, bontà loro, una vacanza/lavoro, da dedicare al raggiungimento di un obbiettivo! Quale? Presto detto. Per il prestigio dell'Istituto Cesare Battisti, il mio caro maestro e il buon direttore si erano messi in testa di vincere, a tutti i costi, il primo premio di un concorso di disegno. Indetto dal ministero della pubblica istruzione, tra le scuole primarie della zona. Per farla breve, con mio grande stupore, l'obbiettivo fu abbondantemente raggiunto e superato!. La mia classe, vinse tre premi. Il primo, il secondo e il terzo. Un cappotto, in gergo calcistico. Non è finita! Il paradosso fu che il mio disegno, quello firmato da me! Non vinse NULLA. All'inghippo, si rimediò, assegnandomi l’oggetto del primo premio: una enciclopedia per ragazzi, della Casa Editrice Curcio, più un presepe gigante, di cartone. Il tutto coronato da una, pomposa, cerimonia di premiazione, celebrata dalle autorità scolastiche e cittadine, in linea col clima patriottico dell'immediato dopoguerra.
Fine della storia.