- www.arestedo.it
UNA STORIA DA RACCONTARE

“UNASTORIA DA RACCONTARE”
La passione per il disegno e la pittura si manifestò fin da bambino. Lo dicono quasi tutti gli aspiranti artisti. Perciò lo dico anch'io. Perché è vero. Oltre tutto dovevo essere anche bravino, visto che fui protagonista di una storia che, chiedo scusa, non posso non raccontare:
Frequentavo le scuole elementari di Castiglione delle Stiviere, Mantova, il mio paese nativo. Allora, armato di gomma e matite marca “Giotto”, passavo ore a copiare a mano libera, figure dai fumetti (di cui ero un forte consumatore). La materia prima, i giornaletti, non mancava. Venivo rifornito in quantità industriale, da un caro amico di famiglia. Grandissimo collezionista di fumetti e di tante altre cose.
Copiavo freneticamente immagini, dalle splendide copertine dei fumetti. I soggetti preferiti erano: indiani e cowboy a cavallo, pistoleri, insomma eroi dei fumetti, (Tex, Tiger Jack, Capitan Miki, Il Grande Blek, Pecos Bill etc..). Eseguivo queste copie per me. Poi su richiesta, per amici e compagni di classe. Gradualmente il giro si allargò agli amici, amici degli amici, ai scolari di altre classi. Improvvisamente, un bel giorno, non ricordo come, mi trovai, mio malgrado, ad esibire le mie doti di disegnatore, in classe alla lavagna, nera. Qualche giorno dopo in un'altra classe sempre davanti a una lavagna nera. E così via, emigravo nelle varie classi, del plesso scolastico, come un automa. Colpa del mio maestro, che a mia insaputa, esaltava abilmente, le mie doti grafiche, ai suoi colleghi. I quali, puntualmente, mi invitavano, nella loro classe. A fare che? Semplice, un disegno alla lavagna! E, pensate un po’, un disegno che doveva esprimere il "senso della lezione prevista". Una bazzecola, insomma. Di fatto, nolente o dolente, armato di cancellino e gessetti, dando fondo alla mia non eccelsa, fantasia, e alle mie presunte, doti di provetto disegnatore, dovevo riempire, coerentemente, quell'orribile spazio vuoto della lavagna. Un diabolico grande buco nero! I buchi neri, negli anni cinquanta credo, non li avessero ancora scoperti, o comunque sicuramente non se ne parlava. Io li incontrai e fu un'esperienza a dir poco indimenticabile. Ricordo lo sgomento di quei momenti. Il silenzio assordante di quelle classi rumorose. Zeppe di ragazzini/e, dallo sguardo cinico e beffardo che assistevano al mio martirio. Non era facile illustrare graficamente e coerentemente il contento di una lezione, di un argomento o di un avvenimento. Non potete lontanamente immaginare il terrore di un ragazzino di nove anni alle prese con brani di prosa, fatti storici, liriche epiche, poesie, festività, Natale, Pasqua, festa della Repubblica, festa della mamma, (quella del papà per fortuna non l’avevano ancora inventata). Da rappresentare alla lavagna. Uno stress micidiale. Mi sentivo un cottimista della matita e del gessetto, della gomma e del cancellino.
A forza di copiare ero diventato abbastanza bravo. Nessun coetaneo sapeva disegnare meglio di me. Almeno nello spazio territoriale dell'Alto Mantovano, credo.
Tuttavia, l’apice di questa storia fu raggiunto quando il mio stravagante maestro, si sempre lui, mi commissionò un lavoro "assurdo". Attenzione: Fare un disegno diverso, a tema libero, per ogni alunno della mia classe. Totale 32 disegni. Esattamente il numero di coetanei che frequentava la terza o quarta B se non ricordo male, appunto. Per assolvere questo impegno, mi concessero, bontà loro, una settimana di "vacanza-lavoro". Che fortuna eh! Altrimenti come avrei potuto affrontare un incarico simile? Per giunta, in tempi strettissimi! L’obbiettivo? Appunto, dimenticavo l’obbiettivo! Presto detto: Il caro maestro e il buon direttore della scuola elementare "Cesare Battisti" si erano messi in testa di vincere, a tutti i costi, il primo premio di un concorso di disegno, a tema libero, indetto dal ministero della pubblica istruzione. Aperto a tutte le scuole primarie della zona. Ne andava del prestigio della scuola. Per farla breve “Obbiettivo raggiunto”! Con mia grande sorpresa, vincemmo il primo, il secondo, e il terzo premio. Un cappotto. Non è finita. Il paradosso fu che il disegno quello firmato da me! Non vinse nulla. Si rimediò, assegnando, al sottoscritto, l’oggetto del primo premio. Una enciclopedia per ragazzi della casa editrice Curcio e un presepe. Fine della storia.

Sono pensionato, dipingo per diletto da un po' di anni.
Recentemente ho deciso di sbarcare su internet.
Il motivo, forse il più misero, è che l’entità dei miei lavori sta assumendo una dimensione piuttosto “ingombrante”.
Certo, potrei disfarmene ma, sinceramente, mi dispiace.
L’unica soluzione che mi viene in mente, al momento, è verificare se il materiale prodotto, (disegni, acquarelli, tele) insieme a quello che ho intenzione di produrre ancora, possa riscuotere un minimo di interesse verso il pubblico.
E’ del tutto evidente che l’interesse, qualora ci fosse, non si manifesta da solo, occorre provocarlo e promuoverlo.
Questo comporta da parte mia un’operazione di cambiamento radicale del mio modo di operare.
L’ipotesi di immettere sul mercato un prodotto artistico (il mio) richiede strategie e capacità di lavoro diverse rispetto al passato.
In pratica si tratta di trasformare l’attività hobbystica fin qui praticata, in un’attività a tempo pieno, di tipo professionale.
Questo passaggio da pittore dilettante a pittore professionista non è più procrastinabile, sicuramente tardivo, ma, credo ineluttabile.
Un passo obbligato. se voglio avere qualche speranza di galleggiamento nel tumultuoso mare del mercato dell’arte.
Confesso che non mi è mai passato per la testa l’idea di studiare per diventare un "pittore professionista" e tanto meno di immaginarmi, oggi, data la mia veneranda età, un potenziale “venditore” di prodotti (i miei) legati al mondo dell’arte.
L’arte non ha età”, è vero, ed io, ne sono una testimonianza più che tangibile.
Di fatto, non so se si è capito, dovrò occuparmi oltre che della produzione, anche della "VENDITA” Come? A chi? Non lo so. Al solo pensiero, mi vengono i brividi... Sarà come quando vendevo le seconde case che progettavo? Forse! A parte l’aspetto economico, sono beni abbastanza simili. Non indispensabili, entrambi voluttuari.
Allora si vendeva attraverso la promozione e la pubblicità sui giornali.
Oggi si vende soprattutto attraverso internet.
Infatti sto scrivendo questa biografia di presentazione di un archivio pubblico delle mie opere.
Un sito internet in costruzione, come base di partenza di iniziative atte a promuovere la vendita dei miei lavori.
L'idea di mettermi "in gioco", sul piano commerciale, mi frulla in testa da tempo, come unico modo per capire se il prodotto artistico funziona.
Non appartengo a quella folta schiera di operatori del disegno e della pittura, che sentono bruciare dentro di se la fiamma dell’arte, che si consuma nell’attesa di assumere lo status di “ARTISTA”.
Figura assai romantica ma poco incline a confrontarsi con la dura realtà del mercato. Purtroppo conciliare l'arte con la cena, spesso per gli artisti, è un problema.
L'immagine mitica, dell’artista bohémien, povero, alla “Modi”, non mi convince.
Mi basta e avanza lo status di “pittore”.
Mi sono dilungato per spiegare o giustificare il fatto che, fino a oggi non ho mai pubblicato i miei lavori.
Né tramite i canali tradizionali, (mostre, fiere, eventi, cataloghi, gallerie d’arte etc.) né tramite canali più attuali, come internet.
So che mi piace disegnare, dipingere, studiare l’arte, quella degli altri. Quella dei grandi maestri del passato e del presente. Se dovessi definire il mio modo di operare, da quando ho iniziato, fino a pochi giorni fa, direi un lavoratore part-time della matita e del pennello.
Da oggi, come dicevo, sono intenzionato a dare una sensibile svolta al mio modo di lavorare. Spero più professionale.
Non ho frequentato scuole d’arte, tantomeno accademie. Salvo brevi corsi di disegno e pittura al Castello Sforzesco e all'istituto Cimabue di via Calimero, a Milano.
Sono praticamente un autodidatta, che disegna e dipinge, con quali risultati, dipenderà da quante opere riuscirò a vendere, da vivo! Spero. Prima mi accontentavo di coltivare questa mia passione a livello hobbystico. Ora, finalmente, ho fatto un passo avanti importante. Ho iniziato a rendere pubblico il mio lavoro. L’unico modo per capire se sarò apprezzato o meno, e se sarò in grado di raggiungere i risultati più o meno programmati. Conoscendomi è già molto.
Quindi basta pacche sulle spalle di apprezzamento gratuiti, è il momento di confrontarsi con la dura realtà. Meglio tardi che mai. Vendere l’arte è difficile, ma se non ci provi …
Oggi per me, inizia una nuova avventura, più di carattere “commerciale” che artistica, anche perché ho scoperto da poco che le due cose non sono così strettamente legate come sembra.
A cose sempre più grandi…